Il Paese degli abusi e dei favori Forse sono sfortunata io che mi imbatto sempre in situazioni negative, o è il mio sguardo sul mondo che vede le cose distorte, o, più realisticamente, è questo Paese che ha bisogno di essere riformato drasticamente. Ho un amico che vive fuori regione ed era fino a poche settimane fa in ospedale. Ha 95 anni, una moglie anziana a sua volta e non hanno figli. Doveva essere dimesso perché ormai la degenza era ormai inutile e c’era bisogno del suo posto letto. La moglie, preoccupata di dover gestire la situazione da sola, ha chiesto di poter accedere all’assistenza domiciliare, ma le è stato risposto con malagrazia che «la Asl non fornisce il servizio». Allora ha telefonato a una nipote che fa il medico, la quale è subito intervenuta ottenendo che l’assistenza fosse erogata, insieme alle scuse del personale. E’ proprio l’Italia che si regge sul favore o sul timore, ma in cui non si è mai certi del proprio buon diritto. Già che ci sono mi sfogo sino in fondo: tornando in pullman dall’ospedale dove ero andata a trovare il mio amico, durante il tragitto di circa venti minuti, ho contato almeno una ventina di persone che sono salite senza obliterare il biglietto. Essendo in piedi vicino al conducente, ho chiesto se fossero tutti titolari di abbonamento. «No - mi ha risposto - sono tutti viaggiatori abusivi sicuri dell’impunità. Con i soldi dei biglietti di tutti quelli che non pagano - ha proseguito il conducente forse si potrebbe assumere un bigliettaio per ogni vettura. Oppure, se ci fosse la volontà - concluso sconsolato - basterebbe installare dei tornelli che si aprissero solo obliterando». Troppo semplice o troppo lavoro per chi dirige, aggiungo io: meglio tollerare gli abusi e negare il diritto, quando c’è. Lettera firmata
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