Stefano
Pivato
afferma
di
essere
stato
criticato
dai
colleghi,
con
la
motivazione
di
aver
contestato
un
sistema
di
cui
lui
stesso
fa
parte
e
precisa
che
la
sua
non
vuole
essere
una
critica
disfattista
ma,
al
contrario,
costruttiva:
un
“libro
militante”,
contenente
consigli
e
“buone
pratiche” per risollevare l’attuale mondo universitario italiano.
Attuale docente e rettore, fino allo scorso anno,
dell’Università di Urbino, Stefano Pivato* ha
presentato lo scorso 22 maggio nell’aula magna
della sede universitaria di Asti la sua ultima
opera, diversa, nei temi trattati, dalle sue
precedenti, di analisi storica. Infatti, anche se in
copertina appare Narciso, mentre si specchia,
assorto, il pamphlet di Pivato “Al limite della
docenza”, che gioca nel titolo con una brillante
paronomasia degna del miglior creativo, non
parla di mitologia, bensÌ di antropologia: quella
del professore universitario e della sua “tribù”.
Poche dense pagine racchiudono, con uno stile
scorrevole, ma mai banale, le critiche all’ultimo
anello del percorso di formazione italiano. Ha
introdotto l’incontro Francesco Scalfari, docente
di Antropologia all’università del Piemonte
Orientale e direttore del polo universitario Asti
Studi Superiori, luogo del convegno, che ha
sottolineato l’importanza della valenza affettiva e
sentimentale, non solo di quella scientifica e
intellettuale, del lavoro accademico.
Ai limiti della docenza: i convegni come andrebbero fatti
di Francesca Tabusso
* Stefano Pivato insegna Storia contemporanea all’Università degli Studi
di Urbino Carlo Bo. Storico della mentalità e dei comportamenti collettivi, ha al suo attivo numerosi
saggi e volumi. Ha ricoperto varie cariche accademiche e, dal 2009 al 2014, è stato rettore
dell’università nella quale è docente.
Stefano Pivato, Al limite della docenza , Donzelli Editore, Roma 2015
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