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Il bene e il male dipendono dalle persone Mio nonno Giovanni era in guerra, la Grande, e la nonna rimase sola con tre figli. Già era dura riuscire a mettere qualcosa in tavola tutti i giorni, ma, siccome non c'è limite alla sofferenza, arrivarono anche gli Austriaci che saccheggiarono e distrussero tutto ciò che non potevano portare via. Così fu che i nostri poterono cibarsi (non nutrirsi) solamente di polenta di sorgo. E lo zio Piero, che era intollerante al sorgo, ogni volta, prima di mangiare, piangeva cercando di resistere alla fame, ma poi capitolava e divorava con avidità e repulsione quel cibo che lo avrebbe fatto stare male. Da grande fece il macellaio e per molti anni si prese la sua rivincita mangiando ogni giorno mezzo chilo di bollito di carne. Lo zio Piero se ne sarebbe dovute prendere molte di rivincite perché, senza contare la guerra che aveva vissuto da bambino, se ne fece altri dieci anni in prima linea: la campagna d'Africa, poi il fronte Francese e tutto il resto. Ha vissuto fino a 97 anni. La mia amica Maria, anche lei figlia di emigrati veneti, mi racconta che i suoi genitori invece nutrivano grande riconoscenza verso gli Austriaci perché questi, avendo trovato la famiglia ridotta alla fame, anziché infierire, li nutrirono e lasciarono loro delle scorte. Come si vede il male e il bene non stanno sempre da una parte sola. Nadia Mai
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