Posto che mi scappi in Posta
La
gente
che
aspetta
il
proprio
turno
con
gli
occhi
fissi
al
tabellone
luminoso
sa
che
deve
rispettare
i
tempi
tecnici
delle
operazioni
che
l'automazione
e
la
digitalizzazione
certamente
facilitano,
ma
che
la
parallela
riduzione
del
personale
non
fa
che
neutralizzare.
Lo
fa
armandosi
della
virtù
civile
della
pazienza
che
è
fondamentale
per
una
sana
convivenza
democratica.
Ovvio.
Ma
in
caso
di
eccessivo
prolungamento
dell'attesa,
o
di
altra
causa
fisiologica,
la
pazienza
può
scappare,
e
la
virtù
civile
e
democratica
non
può
farci
assolutamente
niente.
Gli
onesti
cittadini
a
questo
punto
si
aspettano
di
poter
correre
ai
servizi
igienici,
che
però
alla
Posta
Centrale
astigiana
di
Corso
Dante
per
il
pubblico
non
sono
previsti.
Interpellato,
il
gentilissimo
operatore
postale
allarga
le
braccia
e
aggiunge
(sottovoce)
che
in
caso
di
catastrofe
i
dipendenti,
per
motivi
umanitari,
si
faranno
carico
di
commettere
un'infrazione
ospitando
l'utente
nei
servizi
riservati
al
personale.
Non
so
chi
debba
provvedere,
ma
spero
che
esista
una
soluzione
diversa
dall'abbandono
del
proprio
turno
in
coda
“per
non
perdere
la
priorità
acquisita”
uscendo
e
andando
alla
ricerca
di
un
pubblico
esercizio
adeguatamente accogliente, dietro consumazione.
Gianfranco Monaca
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20/03/2018
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Reg. Tribunale di Asti n. 1373/14 del 20 Ottobre 2014
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