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07/12/2018
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Rivista online del Cepros Asti - OdV

Redazione: Palazzo Ottolenghi, C.Vittorio Alfieri, 350, 14100 , Asti.

Reg. Tribunale di Asti n. 1373/14 del 20 Ottobre 2014 Direttore Responsabile: Alessia Conti
di Maria De Benedetti
La psiche fascista
Eccoli: ci risiamo. È tornato il linguaggio irridente, volgare e trionfale. “Noi tireremo diritto”, “Molti nemici molto onore”, ”Me ne frego dei divieti”, “Il popolo, la gente…”. ”È tornato il razzismo. Sono tornati i colpevoli per proclamazione: i nemici, contro cui aizzare il popolo sovrano. ‹Prima gli italiani›: ricordiamo l’autarchia? Ignari del disastro sociale in atto, i novelli fascisti strizzano l’occhio ai cattolici integralisti, esibiscono il rosario proclamando il “sacro vangelo”, l’intoccabilità della famiglia (indifferenti a botte e coltelli), sono contrari all’aborto (che diventerebbe di nuovo clandestino), vedono la donna solo (o soprattutto) come madre e che, in quanto tale, non si divide dal marito. La psiche fascista si esibisce secondo i modelli indicati dal “grande Capo”: di nuovo il balcone: piazze piene dedite alla coralità di inni, divise, acclamazioni, gesti. Vessilli. La divisa - anche solo una maglietta- codifica l’appartenere al popolo degli eletti. Intendiamoci, anche altri eventi, soprattutto religiosi, mostrano analogie con queste manifestazioni. Ma è, o dovrebbe essere, diverso il mandato per una psiche devotamente religiosa. Il mandato per la psiche fascista è l’intolleranza. I confini dell’intolleranza sono definiti dal capo e la psiche fascista ne esegue gli ordini, attribuendosene comunque merito.