Lasciare il segno
La
morte,
il
cui
nome
già
ci
suona
sinistro,
è
connotata
da
sempre
dall’idea
che
sia
una
negazione
della
vita.
È
legata
al
sentimento
profondo
del
dolore
fisico
e
morale,
dell’abbandono
e
del
distacco.
Ma
in
termini
puramente
biologici
e
fisici
non
è
che
una
necessaria
trasformazione
della
materia,
la
quale,
concluso
un
ciclo,
ne
comincia
un
altro.
Con
il
distacco
dal
mondo
non
accettiamo
che
la
nostra
individualità
sia
dispersa:
ciò
che
abbiamo
creato,
amato,
sperato,
venga
cancellato
dal
nostro
non
esistere
più
come
esseri
pensanti.
Per
gli
esseri
umani
la
procreazione
non
è
solo
la
necessità
di
perpetuare
la
specie,
ma
anche
la
consolazione
che
il
nostro
patrimonio
genetico,
intellettuale,
morale
e
materiale,
e
soprattutto
il
ricordo,
ci
sopravivrà
nei
figli.
A
chi
non
ha
figli
non
resta
che
vivere
una
vita
buona
che
lasci
un
segno
nella
contemporaneità
e
possibilmente
un ricordo grato tra chi resta.
M. N.
IO LA PENSO COSI'
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09/04/2019
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Reg. Tribunale di Asti n. 1373/14 del 20 Ottobre 2014
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