Sorpresa …
Le
immancabili
statistiche
del
dopo
abbuffata
(pasquale,
in
questo
caso)
parlano
di
una
tenuta
delle
vendite
delle
uova
di
cioccolato,
a
discapito
di
un
crollo
della
tradizionale
“colomba”.
Di
sicuro
la
differenza
l’avranno
fatta
le
“sorprese”
che,
da
sempre,
grazie
ai
bambini
sono
il
traino
di
questa
festosa
abitudine,
ma
sarebbe
anche
il
caso
di
cominciare
a
chiederci
fino
a
che
punto
possa
incidere
negativamente
il
consumismo
staccato
dalla
tradizione.
Non
voglio
apparire
necessariamente
retrò
(oggi
sembra
una
moda,
del
resto),
ma
prima
che
nei
supermercati
esplodesse
(spesso
a
scapito
della
qualità)
l’inflazione
dei
“sottocosto”,
la
colomba
(ma
il
discorso
vale
lo
stesso
per
panettoni
e
pandori)
era
effettivamente
il
dolce
simbolo
della
Pasqua.
E
quella
domenica
–
la
domenica
di
Pasqua,
appunto
–
la
si
mangiava.
Più
o
meno
guarnita,
a
seconda
delle
tasche,
conservandone
metà
per
il
giorno
dopo.
Mi
spiegate
quale
tipo
di
aspettativa
può
riservare
oggi,
quel
dolce
industriale,
in
bella
mostra
negli
scaffali,
a
poco
più
di
due
euro
il
chilo,
già
due
mesi
prima
della
festa?
Una
banalizzazione
di
genere
che,
secondo
me,
fa
crollare
il
desiderio
e
le
vendite:
il
giorno
di
festa,
ormai,
vogliamo tutti un dolce speciale e non da … colazione!
B.S.
.