Ave o Gianin, pieno di grazia.
La
famiglia
di
mia
madre,
come
quella
di
mio
padre
e
di
molti
a
quei
tempi,
era
una
famiglia
di
contadini.
Dignitosamente
poveri,
come
tutti,
e
grandi
lavoratori.
Possedevano
un
cavallo
di
nome
Gianin
.
Era
un
cavallino
scattante
e
nervoso,
non
poderoso
come
sono
i
cavalli
da
tiro,
ma
esuberante
e
appassionato
al
lavoro.
Credo
che
fosse
l'unico
cavallo
in
tutta
la
storia
della
razza
equina
che
si
lasciasse
aggiogare
insieme
a
una
mucca.
Non
solo,
ma
si
abbassava
all'altezza
della
sua
compagna
e
adattava
il
proprio
passo
all'andatura
di
lei.
Le
uniche
occasioni
in
cui
recalcitrava
erano
quelle
in
cui
veniva
imbrigliato
al
calesse
per
andare
in
città.
La
città
non
gli
piaceva.
Gianin
amava
solo
i
campi
e
andava
al
lavoro
con
lena
ed
allegrezza,
docile
ai
comandi,
che
spesso
anticipava,
da
buon
operaio che conosce il proprio mestiere.
Al
tempo
della
mietitura
il
carro
veniva
spesso
caricato
al
limite
e,
per
arrivare
al
cortile
della
cascina,
bisognava
superare
una
breve
salita,
ostacolo
duro
dopo
una
giornata
di
lavoro.
Gianin
si
fermava
per
riprendere
fiato
e
mio
zio
Angelo
lo
lasciava
riposare.
Poi,
accarezzandolo,
gli
sussurrava
all'orecchio:
‹Forza
Gianin
›
e
allora
il
cavallo
ritrovava
tutta
la
forza
dei
muscoli
e
dei
nervi,
ripartendo
con
impeto e collo proteso.
Gianin
amava
il
lavoro
ben
fatto
e
portato
a
termine,
è
vero,
ma
io
sono
certa
che
in
quell'ultimo
sforzo
ci
fosse
anche
tutta
la
sua
generosità:
l'omaggio
dell'amico
e
il
tributo
al
buon
padrone.
Nella
Creazione
c'è
ovunque
l'Impronta
di
Dio,
ma
alcuni
esseri
sono
certamente
più
toccati
dalla
Sua
Grazia.
Tra
questi
anche
Gianin
, sono sicura.
Nadia Mai
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21/12/2018
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