Il benessere dei giovani è il benessere della società
di Serafino Ferraris*
Nel
corso
della
mia
carriera
scolastica
ho
avuto
modo
di
stabilire
rapporti
collaborativi
con
Maria
De
Benedetti
e
Il
suo
libro
mi
ha
colpito
per
diversi
aspetti.
Innanzitutto
perché
ha
toccato
punti
nevralgici
per
ciò
che
riguarda
l’apprendimento
degli
studenti:
il
progetto
uomo,
perché
una
scuola
senza
progetti
non
va
da
nessuna
parte.
La
scuola,
infatti,
se
gli
operatori
scolastici
riescono
a
interpretarla
nella
maniera
giusta,
è
un’esperienza
molto
gratificante,
ma
è
anche
un
impegno
gravosissimo,
difficilissimo
da
affrontare.
La
formazione
degli
studenti
è
una
questione
fondamentale
che
ha
coinvolto
l’uomo
fin
dall’antichità,
una
questione
cui
si
è
sempre
cercato
di
dare
una
risposta,
ma
che
è
ancora
oggetto
di
ricerca.
Comunque
si
può
affermare
che
certamente
la
scuola
senza
un
progetto
non
può
andare
verso
una
direzione
utile
alla
società.
Ma
per
farlo
dobbiamo
chiederci
qual
è
l’obiettivo
che
dobbiamo
realizzare?
L’autonomia
dei
ragazzi.
Se
voglio
legare
quel
che
scrive
Maria
De
Benedetti
alla
mia
esperienza
scolastica,
posso
dire
certamente
che
per
chi
è
nato
nella
seconda
metà
del
secolo
scorso,
la
scuola
che
ha
frequentato
è
assai
diversa
da
quella
prospettata
dall’autrice.
La
scuola
cui
pensa
De
Benedetti,
infatti,
si
è
sempre
fondata
sull’insegnamento
e
non
sull’apprendimento.
(*) Già preside del Liceo scientifico “Vercelli” di Asti.
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