Che fatica essere maschi!
Un
amico
mi
ha
mandato
il
filmato
di
alcuni
uccelli
esotici
bellissimi:
colori
incredibili,
forme
sconosciute,
esibizioni
di
corteggiamento
da
far
invidia
ad
un
faraone.
Ma
...
questi
esemplari
strabilianti
sono
tutti
maschi.
Le
femmine
anonime
e
insignificanti,
irriconoscibili
come
appartenenti
alla
stessa
specie.
Anche
tra
uomini
e
donne
il
primato
estetico
è
maschile.
Basta
paragonare
un
bronzo
di
Riace
con
la
Venere
di
Milo:
lei
è
morbida
e
sinuosa,
ma
lui
esprime
una
tale
perfezione
nella
potenza
da
far
impallidire
la
bellezza
muliebre.
Eppure
tanta
bellezza
è
il
segno
di
un’inferiorità
palese.
La
femmina
è
la
procreazione,
la
continuità
della
specie
e
della
vita.
Non
ha
bisogno
di
altri
attributi:
è
il
maschio
che
deve
ingegnarsi
per
accedere
alle
sue
grazie
e
garantire
la
continuità
dei
propri
geni.
Mi
viene
spontanea
una
riflessione:
questa
naturale
supremazia
femminile
potrebbe
essere
all’origine
della
segregazione
della
donna
nei
secoli
e
delle
regole
religiose
che
vietano
l’adulterio
(femminile).
Cioè
la
necessità
dell’uomo
di
aver
certezza
della
propria
prole
e
della
propria
discendenza.
In
un
mondo
i
cui
la
forza
fisica
era
prevalente
e
indispensabile,
l’uomo
ha
avuto
gioco
facile
nell’imporre
il
proprio
dominio.
Sono
poche
credo
le
società
arcaiche
in
cui
vige
il
matriarcato.
Ma
con
l’avvento
dell’era
tecnologica,
con
l’emancipazione
della
donna
(soprattutto
grazie
alla
pillola
anticoncezionale
e
all’indipendenza
economica
con
l’accesso
al
lavoro),
i
ruoli
si
sono
invertiti
e
il
maschio
si
sente
minacciato
di
essere
declassato
a
ruolo
di
fuco.
Potrebbero
sembrare
le
parole
di
un’ultra
femminista.
Invece
sono
parole
di
rimpianto
per
la
figura
dell’Uomo
(non
a
caso
con
la
maiuscola):
del
Pater
che
educa
e
protegge,
del
compagno
che
è
l’altra
metà
del
cielo.
Spero
che
l’evoluzione
non
ci
porterà
alla
tirannia
del
matriarcato,
ma
alla
scoperta
della
pari
dignità
dei
due
sessi
in
un’armonia
che
cancelli
secoli di rivalità e sopraffazione.
Maria Basso