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Lasciare il segno La morte, il cui nome già ci suona sinistro, è connotata da sempre dall’idea che sia una negazione della vita. È legata al sentimento profondo del dolore fisico e morale, dell’abbandono e del distacco. Ma in termini puramente biologici e fisici non è che una necessaria trasformazione della materia, la quale, concluso un ciclo, ne comincia un altro. Con il distacco dal mondo non accettiamo che la nostra individualità sia dispersa: ciò che abbiamo creato, amato, sperato, venga cancellato dal nostro non esistere più come esseri pensanti. Per gli esseri umani la procreazione non è solo la necessità di perpetuare la specie, ma anche la consolazione che il nostro patrimonio genetico, intellettuale, morale e materiale, e soprattutto il ricordo, ci sopravivrà nei figli. A chi non ha figli non resta che vivere una vita buona che lasci un segno nella contemporaneità e possibilmente un ricordo grato tra chi resta. M. N.
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Rivista online del Cepros Asti - OdV

Redazione: Palazzo Ottolenghi, C.Vittorio Alfieri, 350, 14100 , Asti.

Reg. Tribunale di Asti n. 1373/14 del 20 Ottobre 2014 Direttore Responsabile: Alessia Conti
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