A ddà tornà, Baffone
…
L’altro
giorno
mi
è
capitato
tra
le
mani
un
vecchio
libro,
dei
tanti
scritti
dal
grande
Giovanni
Guareschi
con
protagonisti
don
Camillo
e
Peppone.
Bella,
gustosa
e,
direi,
affettuosa
saga
paesana
che
vede
contrapposti
il
sindaco
comunista
e
il
parroco,
naturalmente
democristiano.
Aggiungo
che,
secondo
me,
è
forse
l’unico
caso
in
cui
il
cinema
non
ha
tradito
lo
spirito
e
le
atmosfere
del
libro:
leggendo
il
libro
si
rivede
il
film
e
viceversa.
Si
usa
dire
che
l’Italia
è
il
Paese
di
Peppone
e
don
Camillo
con
riferimento
alla
“cronicamente
acuta”
divisione
degli
Italiani
in
ogni
campo:
interisti-milanisti,
monarchici-repubblicani,
vegani-carnivori,
fascisti-antifascisti,
Si-No.
Ma
siamo
davvero
ancora
il
Paese
di
Peppone
e
don
Camillo?
I
due
“nemici-amici”
potevano
suonarsele
di
santa
ragione,
ma
non
perdevano
mai
la
stima
e
il
rispetto
reciproci.
Personaggi
rudi
di
un’Italia
povera,
ma
ancora
in
gran
parte
onesta
e
che
aveva
un
futuro
da
progettare.
E
invece
siamo
diventati
fintamente
ricchi,
scambiando
–
per
dirla
con
De
Gregori
–
“il
diritto
per
il
favore”
e
siamo
finiti
nella
palude
del
malaffare,
del
malcostume
e
della
“mal-dicenza”.
L’avversario
è
diventato
un
nemico
non
solo
da
abbattere,
ma
possibilmente
da
straziare.
Potendo
ricominciare
con
l’esperienza
degli
errori
commessi,
sapremmo
fare
meglio?
Temo
di
no.
Anche
se
il
Cristo
dice
a
don
Camillo:
“don
Camillo,
don
Camillo,
chi
non
ha
fede
nella
redenzione degli uomini non ha fede in Dio”. Perciò, che Dio ci aiuti!
Nadia Mai